Uno studio retrospettivo ha analizzato se il tipo di progressione radiologica, classificato come aumento del segnale di contrasto sulle sequenze di risonanza magnetica pesate in T1 e le variazioni di iperintensità del segnale in T2, è rilevante per gli esiti nei pazienti con glioblastoma progressivo, trattati con Bevacizumab ( Avastin ), un anticorpo anti-VEGF.
Sono state valutate le scansioni di risonanza magnetica di 83 pazienti trattati farmacologicamente prima e alla progressione della malattia.
I tipi di progressione sono stati classificati come cT1 flare-up, T2-diffusa, T2-circoscritta, o non-responder primario.
E’ stata valutata la sopravvivenza globale, la sopravvivenza dall'inizio della terapia con Bevacizumab ( OS_Bev ), la sopravvivenza dopo il fallimento di Bevacizumab ( OS_PostBev ), il tempo dalla diagnosi iniziale fino all'inizio della terapia con Bevacizumab ( StartBevT ) e il tempo alla progressione di Bevacizumab.
Il tempo osservato per lo sviluppo di progressione T2-diffusa ( n=15 ) o cT1 flare-up ( n=35 ) è stato più lungo rispetto al tempo per la progressione nei non-responder primari ( n=16 ) o per la progressione T2-circoscritta ( n=17 ).
Il tipo di progressione T2-diffusa ha mostrato più lunga sopravvivenza globale, sopravvivenza dall'inizio della terapia con Bevacizumab, sopravvivenza dopo il fallimento di Bevacizumab e tempo dalla diagnosi iniziale fino all'inizio della terapia con Bevacizumab rispetto agli altri tipi di progressione.
La terapia post-progressione tendeva ad essere rilevante solo per i pazienti con un tipo di progressione T2-circoscritto.
In conclusione, i tipi di progressione radiologica seguenti i fallimenti di trattamento con Bevacizumab mostrano differenze nel tempo allo sviluppo e sono correlati all’esito.
Si è ipotizzato quindi che questi tipi di progressione riflettano la biologia di un diverso glioma, compresi i meccanismi di resistenza differenziale a Bevacizumab, e possono essere associati a diverse risposte alla terapia post-progressione. ( Xagena2014 )
Nowosielski M et al, Neurology 2014; 82:1684-1692
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